HUSH – IL TERRORE DEL SILENZIO (2016)

Regia: Mike Flanagan

Quanti horror di genere home invasion sono usciti nell’ultimo decennio? Veramente una marea! Quanti me ne sono piaciuti? Veramente pochi! E il motivo è molto semplice: i film di questo tipo hanno dei canoni ben stabiliti, c’è sempre qualcuno per cui vogliono che simpatizziamo ma che alla fine vorremmo uccidere con le nostre mani, c’è quasi sempre un motivo per cui i cattivi fanno quello che fanno ma soprattutto ci sono spesso trovate demenziali e dialoghi stupidi. Da amante di “The collector” in cui c’è poco (pochissimo) “perché” da capire ma tanta violenza da gustare, ho trovato questa pellicola godibile e interessante, soprattutto per il fatto che la protagonista, ovvero l’assediata, è sordomuta! Va da sé che almeno battute cretine non se ne trovano…

Trama: Maddie è una scrittrice di successo che, ritiratasi in una casa isolata in mezzo al bosco, sta cercando di finire il suo ultimo romanzo. Sordomuta dall’età di 13 anni a causa di complicazioni dopo una meningite, ha deliberatamente deciso di estraniarsi dal mondo, probabilmente dopo una storia d’amore finita male: le uniche persone con cui interagisce sono la vicina di casa e la sorella (e la gatta). Ma una notte un pazzo mascherato decide che la sua prossima vittima sarà lei!

Partiamo dal presupposto che non sono proprio una fan di Flanagan, non ho mai apprezzato la sua regia, un po’ rozza a mio avviso, né i suoi soggetti, ma sicuramente è bravo nel montaggio e su questo non ci piove. Dare una sequenzialità temporale e fisica a tutte le scene girate è un po’ come rifare il film ma avendo a disposizione un arsenale di immagini.

Detto ciò, credo che il montaggio non sia così facile da realizzare, soprattutto in maniera egregia come Flanagan sa fare, tanto da risultare essenziale in questo suo lavoro. Il discorso è molto semplice: c’è una preda e c’è un predatore che si fronteggiano in un classico gioco del gatto col topo. Il nostro serial killer è senza dubbio il perfetto cacciatore che, armato di balestra, uccide con gusto e appena scopre che Maddie è sordomuta, vediamo i suoi occhi brillare e il suo sorriso farsi ancora più sadico e beffardo.

Lo immaginiamo pensare a quanto sarà divertente dare la caccia a una persona che non ci sente e che soprattutto non può urlare. Magari lui può trovare il modo di farle uscire la voce o forse di farle chiedere pietà a gesti. E lui lo dice a Maddie: io posso entrare e ucciderti quando meno te lo aspetti.

Sì perché il bello è questo, lui non vuole entrare! Anzi all’inizio il killer entra in casa…ma l’eccitazione e l’euforia che prova gli faranno cambiare tattica, stanziandosi all’esterno dell’abitazione e torturando psicologicamente la sua vittima designata come una presenza inquietante dalla quale non si può sfuggire, con lo sguardo sempre posato su di te.

Ma Maddie è furba, non vuole arrendersi, nonostante il suo handicap vuole morire combattendo, armata di ogni cosa affilata che si trova in casa e di una mente sopraffina che le pone davanti tutte le opzioni. Non ci sono troppe spiegazioni, non ci sono lunghi monologhi o scambi di battute significative, anche a causa della condizione di Maddie.

Ma al contrario c’è una bella dose di violenza fisica, di perfidia usata per umiliare e di volontà di sopravvivere, che ovviamente hanno lo scopo di portare la tensione a livelli altissimi, facendoci stare vigili e concentrati, senza troppa fatica oserei dire. Viene spontaneo identificarsi con la protagonista: la vediamo fragile, incapace di accorgersi che uno psicopatico le sta battendo le mani da dietro per assicurarsi che lei non ci senta o intenta a non far rumore ( ma vi immaginate quanto è difficile fare silenzio quando non udiamo nulla??) mentre cerca un modo per uccidere il bastardo.

E ovviamente, fra scritte sul vetro e vittime che son quasi un danno collaterale, io sono contenta che Bitch sia sana e salva…

LadyVengeance