HYPERSOMNIA (2017)

Regia: Gabriel Greco

Di nuovo mi sono cimentata nella visione di un horror su Netflix. Stavolta è toccato a questa pellicola che a mio parere risulta un incrocio fra già visto e qualcosa di più inedito, ma non è un lavoro riuscitissimo.

Trama: Milena è una aspirante attrice che viene presa per uno spettacolo teatrale molto discusso intitolato Otro Giro. Ma più gli attori provano più Milena è sopraffatta da allucinazioni improvvise e talmente reali che non riesce più a distinguere cosa è vero e cosa no.

Il film inizia con Milena che va ad un’audizione in cui le viene chiesto di incontrare una donna in un bar e avere un rapporto sessuale con lei. Immediatamente la nostra protagonista si trova catapultata in un’altra realtà che non conosce, in un luogo sporco e malsano ma che sembra tremendamente in linea con ciò che il regista si aspetta da lei. Man mano che le prove vanno avanti e a Milena viene chiesto di fare qualcosa, le allucinazioni di quel posto ritornano e si aggiungono personaggi che sembrano conoscerla e che interagiscono con lei.

Da subito facciamo la “conoscenza” di una ragazza incatenata a un letto che prega Milena di liberarla, mentre degli uomini la portano via contro la sua volontà e la rinchiudono nella “stanza rossa”. Nonostante i momenti di realtà della ragazza si alternino con le allucinazioni, non ci vuole molto a capire cos’è quel posto: è un luogo di prigionia, dove alcune donne vengono tenute come schiave sessuali per clienti paganti, in condizioni umane al limite della sopportazione, picchiate se si ribellano e maltrattate in ogni occasione.

A condire il tutto c’è la presenza di un personaggio sadico e raccapricciante soprannominato “il Giardiniere” che a cadenza regolare tortura e uccide una delle ragazze.Inizialmente sono rimasta piacevolmente colpita da quello che pensavo fosse un incontro fra dimensione reale e onirica, reso possibile -visto che parliamo di teatro- dal metodo Chekhov, in cui attraverso tecniche psicofisiche il rapporto tra corpo e mente viene amplificato talmente tanto da tramutare le sensazioni in esperienze tangibili.

Invece (purtroppo) mi sono dovuta ricredere quando mano a mano ho capito dove il regista voleva andare a parare e la storia si è fatta meno interessante. A favore del film posso dire che le scene gore sono parecchio cattivelle e il Giardiniere non fa sconti, in una stanza delle torture che ricorda un po’ “Hostel” ma con l’aggiunta di schifiltosi insetti. La prigione viene configurata talmente bene che sembra di sentire l’odore di sangue nell’aria e l’umido delle pareti sulla pelle, grazie anche a una fotografia abbastanza azzeccata, che mantiene questo ambiente così in penombra che ci manca l’aria.

Ovviamente le scene reputate reali sono molto più luminose (questo è un classico) ma comunque mai allegre, sempre misteriose e quasi offuscate, con una luce che è tutto meno che naturale. Purtroppo però la sceneggiatura è un po’ un colino che perde da tutte le parti, magari in maniera non troppo evidente, qualche momento è costruito pure bene…ma i dialoghi lasciano molto a desiderare e il rapporto fra le ragazze, che poteva risultare il punto forte, viene impostato bene e non approfondito.

Quando poi ci avviamo verso l’avvilente epilogo, che sinceramente ci poteva essere risparmiato, tutto ciò che ci interessa sono le scene di tortura in modo che muoiano tutti male: non c’è fantasia, non c’è inventiva, tutto patetico! Poteva essere quasi il nuovo “Suspiria”, ci avevo veramente sperato per come era iniziato e mi aveva quasi emozionato. Ma poi quando vedi che è tutto reale e di onirico c’è poco, che è tutto già stato fatto e tutto già pensato, rimani veramente con quella punta di nervoso che ti fa arricciare il naso per tutta la giornata.

LadyVengeance